Nel centro storico di Venezia, l’attuale normativa, impone una forma di depurazione dei prodotti fognari.
L’amministrazione locale, attraverso gli uffici preposti, indica i criteri di dimensionamento, caratteristiche e quanto necessario per individuare i manufatti da predisporre
In genere sono delle vasche ripartite e collegate in entrata, tra setti ed in uscita costruite in cemento armato. Individuate, a livello di progettazione, il luogo, dimensione anche delle colonne da collegare in entrata e in uscita alla rete pubblica e autorizzati dall’ente preposto si procede all’esecuzione. Come sempre tutti i passaggi necessari non possono essere banali nei contesti veneziani. Si individuano correlazioni con impianti esistenti, fondazioni del fabbricato, spazi di manovra di deposito e quanto altro possa richiedere attenzione. La norma prevede per lo scavo la presenza di un Archeologo autorizzato e delegato dalla Soprintendenza BB.AA.AA., che deve sovrintendere alla fase di scavo, se presentasse la necessità, deve essere interrotta per verifiche e catalogazione di trovanti d’interesse storico. Nella maggior parte dei casi lo scavo deve svolgersi a mano ma quando le condizioni lo permettono si possono utilizzare mezzi meccanici. La gestione della fase di scavo è delicata per il coinvolgimento di contesti non verificabili a priori come testimonianze di passate strutture (pavimentazioni, pozzi, muretti, ecc.)
che andranno gestite secondo le indicazioni dell’Archeologo presente proprio per queste situazioni.
La costruzione della struttura cementizia base, setti verticali, coperchio e collegamenti viene eseguita seguendo le indicazioni di progetto.
Il bacino deve essere perfettamente a tenuta all’acqua, non deve interferire nei processi biologici di depurazione.
La pavimentazione che copre il corpo fognario deve ospitare le ispezioni integrate nella pavimentazione prevista.